Note sulla crisi greca
Nel silenzio assordante e omertoso dei politici e dei media italiani, riportiamo ancora una testimonianza dalla Grecia che narra gli effetti di una nuova versione di guerra umanitaria, targata Troika (Commissione Europea, Banca Centrale e Fondo Monetario Internazionale). L’indigenza fisica, materiale e morale a cui queste decisioni stanno piegando il popolo greco rappresentano l’evoluzione naturale delle politiche in atto anche in Italia. Con la sua nota, Rosa Calderazzi ci racconta come di fronte ai licenziamenti di massa, alla cancellazione dei sistemi di protezione sociale, fino all’allarme denutrizione, la risposta della popolazione è sempre più forte e creativa e merita di essere conosciuta, diffusa.
di Rosa Calderazzi
Durante l’Alter Summit europeo (Atene 7 e 8 giugno) e nei giorni successivi della mia permanenza in Grecia mi sto rendendo conto meglio della situazione sociale che vive la classe proletaria e anche media in questo Paese. Con varie leggi del governo di coalizione sono stati tagliati d’imperio stipendi e pensioni, prima quelli del settore pubblico e poi quelli del settore privato. Nello stesso tempo si è proceduto a licenziamenti massicci nel settore pubblico. Il risultato naturalmente è la diminuzione dei consumi (basta girare per Atene, naturalmente con una buona guida come Sonia Mitralia, per notare migliaia di negozi chiusi). E anche la difficoltà di onorare il pagamento dei mutui sulla casa (in Grecia c’è stata, quasi come in Spagna, una grossa bolla immobiliare). Fortunatamente per adesso i padroni di casa non hanno proceduto a sfratti e pignoramenti come in Spagna, ma, sotto la pressione delle lotte, stanno concedendo brevi dilazioni di pagamento. Come sappiamo, la risposta popolare è stata forte: vari scioperi generali anche di 48 ore, creazione del movimento Io non pago, formato soprattutto da disoccupati e precari, nascita di un’esperienza di autogestione della fabbrica Voimo, nei pressi di Salonicco. E si stanno sviluppando concrete azioni di solidarietà popolari in sostituzione delle carenze statali: dalle associazioni di quartiere per aiuto reciproco alle mense collettive, al supporto in campo sanitario. Ormai sono migliaia i medici e personale sanitario che hanno messo in piedi centri di salute e farmacie solidali che curano gratuitamente le tante persone che non possono permettersi i costi degli ospedali, che sono doppi per gli immigrati. Esistono ormai una quarantina di centri in tutta la Grecia, 3 o 4 ad Atene, tra cui Helleniko, a cui si chiede anche cibo per donne e bambini denutriti. Come spesso accade, sono le donne le prime vittime di questa situazione, che rinunciano ad avere figli proprio per l’alto costo del parto. E intanto, in mancanza di centri di educazione sessuale, gli aborti, specie tra le giovanissime, stanno aumentando (lo scorso anno 300 mila su una popolazione totale di 11 milioni di persone). In questa situazione, drammatica ma vivace, si è verificato il colpo di mano di Samaras, leader di Nuova Democrazia, uno dei 3 partiti che compongono il governo di coalizione. Con un decreto (non firmato dagli altri due partiti e condannato dalla Corte di giustizia) Samaras ha ordinato il licenziamento di 2600 giornalisti e impiegati di Ert, la Tv pubblica, e in pratica la chiusura di questa (che ha anche 3 orchestre sinfoniche). Ha tolto le sue frequenze tanto che ora Ert trasmette attraverso Internet. Una prova di forza grave che però sembra destinata all’insuccesso grazie al non appoggio del Pasok e soprattutto alla resistenza popolare: sciopero nazionale dei giornalisti, sciopero generale, presidio permanente dell’Ert, manifestazioni in varie città. Staremo a vedere. Si potrebbero prospettare l’uscita dal governo di Nuova Democrazia (appoggiata solo da Alba Dorata) e nuove elezioni. Intanto Sryza è presente in tutte le manifestazioni.
di Rosa Calderazzi
Durante l’Alter Summit europeo (Atene 7 e 8 giugno) e nei giorni successivi della mia permanenza in Grecia mi sto rendendo conto meglio della situazione sociale che vive la classe proletaria e anche media in questo Paese. Con varie leggi del governo di coalizione sono stati tagliati d’imperio stipendi e pensioni, prima quelli del settore pubblico e poi quelli del settore privato. Nello stesso tempo si è proceduto a licenziamenti massicci nel settore pubblico. Il risultato naturalmente è la diminuzione dei consumi (basta girare per Atene, naturalmente con una buona guida come Sonia Mitralia, per notare migliaia di negozi chiusi). E anche la difficoltà di onorare il pagamento dei mutui sulla casa (in Grecia c’è stata, quasi come in Spagna, una grossa bolla immobiliare). Fortunatamente per adesso i padroni di casa non hanno proceduto a sfratti e pignoramenti come in Spagna, ma, sotto la pressione delle lotte, stanno concedendo brevi dilazioni di pagamento. Come sappiamo, la risposta popolare è stata forte: vari scioperi generali anche di 48 ore, creazione del movimento Io non pago, formato soprattutto da disoccupati e precari, nascita di un’esperienza di autogestione della fabbrica Voimo, nei pressi di Salonicco. E si stanno sviluppando concrete azioni di solidarietà popolari in sostituzione delle carenze statali: dalle associazioni di quartiere per aiuto reciproco alle mense collettive, al supporto in campo sanitario. Ormai sono migliaia i medici e personale sanitario che hanno messo in piedi centri di salute e farmacie solidali che curano gratuitamente le tante persone che non possono permettersi i costi degli ospedali, che sono doppi per gli immigrati. Esistono ormai una quarantina di centri in tutta la Grecia, 3 o 4 ad Atene, tra cui Helleniko, a cui si chiede anche cibo per donne e bambini denutriti. Come spesso accade, sono le donne le prime vittime di questa situazione, che rinunciano ad avere figli proprio per l’alto costo del parto. E intanto, in mancanza di centri di educazione sessuale, gli aborti, specie tra le giovanissime, stanno aumentando (lo scorso anno 300 mila su una popolazione totale di 11 milioni di persone). In questa situazione, drammatica ma vivace, si è verificato il colpo di mano di Samaras, leader di Nuova Democrazia, uno dei 3 partiti che compongono il governo di coalizione. Con un decreto (non firmato dagli altri due partiti e condannato dalla Corte di giustizia) Samaras ha ordinato il licenziamento di 2600 giornalisti e impiegati di Ert, la Tv pubblica, e in pratica la chiusura di questa (che ha anche 3 orchestre sinfoniche). Ha tolto le sue frequenze tanto che ora Ert trasmette attraverso Internet. Una prova di forza grave che però sembra destinata all’insuccesso grazie al non appoggio del Pasok e soprattutto alla resistenza popolare: sciopero nazionale dei giornalisti, sciopero generale, presidio permanente dell’Ert, manifestazioni in varie città. Staremo a vedere. Si potrebbero prospettare l’uscita dal governo di Nuova Democrazia (appoggiata solo da Alba Dorata) e nuove elezioni. Intanto Sryza è presente in tutte le manifestazioni.